CIAO, ENZO!
Era il 1956 quando nelle balere della vecchia Milano si aggirava uno strano tipo, morto di sonno a causa di un secondo lavoro, intrapreso quasi a sua insaputa, che gli permetteva di dormire non più di tre o quattro ore per notte. Un lavoro mai remunerato se non con un semplice panino e una birra: di notte si dimenava nei locali notturni mentre di giorno, quasi russando, aggiustava gli orologi.
L’appuntamento era in via Anfossi, a Milano, nei paraggi di Porta Vittoria. Una sala prove dove Enzo Jannacci, Giorgio Gaber ed io ci incontravamo per confrontarci sul grande repertorio di Bill Haley. Con noi c’erano i fratelli Ratti, chitarra, basso, batteria, e Pino Sacchetti al sax. Eravamo il primo gruppo rock italiano, per non dire europeo dato che non ce n’erano in Francia, in Germania, Belgio, Olanda, Spagna, ma solo in Inghilterra cominciavano a nascere dei gruppi musicali, fra i quali quello di Cliff Richard, da tanti considerato come un probabile antagonista di Elvis Presley, e quello di un certo Tommy Steele.
Ma noi eravamo noi. Convinti che il rock non fosse soltanto fare musica ma soprattutto essere rock dentro, ribelli nell’anima. Non si può immaginare a quali livelli di divertimento e scatenamento ci portava il suonare quei brani così rumorosamente allegri. Era tale la spaccatura fra i Rock boys (così ci chiamavamo) e la vecchia guardia di Claudio Villa, Luciano Tajoli, Nilla Pizzi e altri, che ci eravamo soprannominati “la TEMPESTA” e, la “grandinata” più dirompente era proprio Enzo Jannacci. Ricordo che ad ogni inizio di un brano partivamo quasi da fermi, come statue, ma nel “solo d’orchestra” succedeva di tutto. Più di una volta, rapiti dal ritmo, mi trovavo sdraiato per terra con la chitarra sotto le gambe di Enzo Jannacci che ad un determinato stop abbandonava il piano e, abbracciando la sua di chitarra, era in piedi sopra di me, mentre Gaber e Ratti, presi anch’essi dal delirio, si inginocchiavano affiancandoci. Ma a Enzo non bastava: come un folletto impazzito ritornava al pianoforte e si esibiva in uno dei suoi strepitosi assoli, spesso più jazz che rock. “Lo sai – mi disse un giorno – quando ho spiegato ai miei colleghi che anche il rock mi piace, si sono scandalizzati”. Nei primi tempi infatti era quasi una moda il voler prendere le distanze da questa nuova ondata musicale da parte di alcuni jazzisti, ma Enzo no. Lui era veramente una forza della natura. Sia che suonasse jazz o “Rosamunda” ci metteva lo stesso entusiasmo. Perché lui era davvero amante della vita in tutte le sue manifestazioni, nonostante facesse fatica a credere che questa di vita, un giorno potesse continuare.
Già mi sembra di vederlo, seduto su uno dei tanti rami di quella vita che non può finire. Bello, giovane come non lo è mai stato, e farsi due risate, mentre qui da basso noi lo piangiamo come se non dovessimo più incontrarlo.
Tuo amico
Adriano
Sandro Furlan
…”Gi? mi sembra di vederlo, seduto su uno dei tanti rami di quella vita che non pu? finire”…Facendoti le condoglianze pi? sincere per un tuo Amico mancato ( io ricordo anche Battisti, M. Dittongo, Beretta, Gaber, tuo fratello Sandro e le tue straordinarie sorelle ), voglio rinnovarti la mia grande ammirazione per le parole straordinarie che riesci a scrivere in questi momenti difficili. Conservo tutte le lettere che hai scritto sui giornali nel momento dell’ultimo saluto ai tuoi amici e in queste sono custodite le tue pennellate d’amore verso Il Paradiso. Lettere di una intensit? tale da trasportarti per lunghi attimi al di l? del cielo e passeggiare con te lass? in quelle vallate dorate “dove il sole non tramonta mai”. Ecco perch? Adriano, colgo l’occasione per dirti che se credo cos? fermamente ? anche grazie a te che mi hai fatto innamorare della bellezza del Paradiso. Tu un giorno in tv hai raccontato che San Paolo dice che ” nessuna penna umana potr? descrivere la bellezza dell’ Aldil?…Bh?, credo in verit? che tu ti sia avvicinato molto quando ci hai parlato del Paradiso. Lo hai perfino definito “un cavallo bianco che non suda mai”. Sono affascinato. Ecco perch? mi piacerebbe che l’argomento da te cosi’ bene trattato lo raccogliessi in un secondo volume del ” Paradiso ? un Cavallo bianco che non suda mai volume secondo”.
Tutti avrebbero il piacere di leggere i tuoi scritti sul tema pi? importante di questo pianeta. Solo Dio sa di quanto l’Uomo ha sete di cose profonde, importanti e di grande spessore. E tu ne sei capace.
Sapevo che ci avresti lasciato ancora una pagina da ricordare.
Sandro
Giada
No accidenti no!!!…anche Califano se ne va! Ma ke succede? Ke gravi lutti…ke gravi buchi neri in Italia…nello spettacolo e nel mondo dell’arte! Non ci posso credere…prima il Geniale Jannacci, ironico e malinconico, ora il Califfo, ke non riusciva a trovare nemmeno nell’amore un senso alla propria inquietudine…vi ricordate? Tutto il resto ? noia!
Jannacci lo rammento con Adriano a 125 milioni di caz…te, in un altissimo momento televisivo, insieme a Fo e Gaber.
Secondo me era uno dei pi? grandi e dei pi? completi. Ha scritto veramente pezzi bellissimi, e particolari. Ma che frase geniale era….
?La casa discografica adiacente , veste il cantante come un deficiente, lo lancia sul mercato ….sottostante! ? (da La canzone intelligente di Cochi e Renato)
P.S. Che tempo che fa gli ha dedicato una bellissima puntata l?altra sera…che bella Italia c’ era una volta…ma come abbiamo potuto ridurci cos
Giada
Concordo con Sandro sopra…quanta profondit? nelle parole di Adriano…? come se veramente lui vedesse qualcosa che noi non vediamo, di cui ? certissimo!!! Forse bisogna essere artisti per avere tali visioni e possedere tali verit?. O forse occorre solo avere una grande Fede!!!
R.I.P Enzo Jannacci – The Liberation’s Farewell – Don’t forget to wear those tennis shoes | The Liberation
[…] Many words have been spent these last days to remember him, unfortunately we never got to know him or see him live, therefore we leave to?Adriano Celentano, one of his life time friends, the job of putting in word who was Enzo Jannacci by telling us the story of the first rock’n'roll band of Italy. Truth or legend we don’t care.?Adriano Celentano – Ciao Enzo […]