Prefazione di Claudia Mori
Caro Adriano,
qualsiasi cosa dovessi scrivere di te, sarebbe fraintesa e quindi inutile visto che sono tua moglie.
Sarebbe sarcasticamente criticata. Forse anche giustamente.
Non avrei parlato del nostro privato, di tutti questi anni che viviamo insieme la nostra meravigliosa avventura umana.
Ma sarebbe stata una buona occasione per dire pubblicamente ciò che penso di te come artista.
Che sei il più grande artista italiano e tra i pochi grandi nel mondo e il più conosciuto. Geniale e genio come pochi.
Libero, innovativo, rivoluzionario e mai reazionario, sincero e onesto a volte fino all’autolesionismo, buono. Sì. Buono. Imprevedibile. Irregolare sempre. O quasi.
Avrei voluto dire che il tuo modo di cantare e la tua voce spazzano via tutte le altre. Avrei voluto evidenziare la tua straordinaria e irripetibile carriera che nel mondo pochi hanno avuto, ancora oggi, con straordinario successo.
Avrei potuto segnalare qualche tuo difetto. Uno tra tutti, che come sai mi da molto fastidio, è il tuo modo di dirmi che “non è colpa mia se non ho dubbi” ed io, sperando di convincerti, ti rispondo che “le persone veramente grandi sono piene di dubbi” e tu, con la tua bella faccia simpaticae sfrontata, ribadisci: “non ho colpa se io non li ho!”. So bene che in parte è un gioco tra noi ma so anche, con una leggera preoccupazione, che in quel che affermi, con disarmante provocazione, ci credi. Ma ho capito che tutte queste cose e altre ancora, nel bene e nel male, sarebbe inutile che le dicessi perché sono tua moglie. La tua compagna da sempre.
E come tale, relegata a questo ruolo di sospetta inaffidabilità.
Caro Adriano l’unica cosa che mi rimane da dire in questa occasione è che mai frase più bella ma più inadatta a te è stata creata dal grande Mogol: “io non so parlar d’amore”…
Tu sai parlar d’amore a tutti e di questo ne ho sempre un po’ sofferto.
Con amore
Claudia