Prefazione di Walter Veltroni
Ho sempre pensato che il tratto distintivo di Adriano Celentano sia la sua innata, istintiva, abilità di cogliere, con largo anticipo, ogni più
piccola indicazione di mutamento della società. Di “sentirla”, farla sua, elaborarla e presentarla al pubblico. La sua arte, in questo modo, ha sempre un carattere di provocazione, di sorpresa. Possiede una vitalità capace di conservare quella peculiarità irriverente propria della cultura popolare. Nel ’61, in un Italia ancora “ingessata” e perbenista Adriano sale sul palco di Sanremo e inizia a cantare “24.000 baci” con le spalle rivolte al pubblico.
In pieno boom economico, quando i pensieri degli italiani erano rivolti al benessere consumistico, lui incrina il cristallo dell’ottimismo con il monito ecologista della via Gluck. E, inoltre, proprio lui che era stato un apostolo del rock, nel momento in cui ormai il rock ha preso piena cittadinanza in una miriade di rivoli che alimentano la musicapop italiana, si presenta ancora una volta sulla ribalta di Sanremo con un coro di Alpini, a cantare “Sotto le lenzuola”.
Capacità di provocare e di sorprendere, dunque. Ma anche sincerità e coraggio, una sensibilità istintiva che l’ha sempre portato a compiere scelte anche “spericolate”. Ha fatto benissimo, allora il “Corriere”, a proporre quest’opera dedicata a questo importante Artista e dimostrare quanto Adriano sia stato (e continui ad essere) una sorta di “prototipo”, un vero e proprio esploratore, un irriverente viaggiatore che ha attraversato stili, sonorità, costumi, per regalarci ad ogni canzone, emozione e vitalità.