Il Mondo di Adriano

IL RAGAZZO DELLA VIA GLUCK

Prefazione di Dario Fo

Caro Adriano,
di certo la storia del ragazzo della via Gluck è una delle tue più belle canzoni. E ne hai scritte una caterva di azzeccate!
Questa, almeno per me, è carica di una malinconica poesia e rabbia.
Non è un lamento: è un ritmo di indignata coscienza.
E non è neanche una ballata nostalgica del tempo passato: è il risentito canto verso la brutalità di imprenditori che in combutta con i gestori della città spianano povere abitazioni di bassa rendita per poi erigere casoni e grattacieli.
Il motivo è musicalmente più che gradevole, ma il testo è la cosa di maggior pregio: “Questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via Gluck, in una casa fuori città, gente tranquilla che lavorava…”.
È la semplicità del linguaggio che ti sorprende subito: semplicità e chiarezza. Come diceva Bertold Brecht: “Non sono la sontuosità dei termini né la raffinatezza dei concetti che danno vigore a uno scritto, ma l’autenticità delle espressioni e il saper dire cose profonde con parole non ricercate, limpide.”
E già che ci siamo voglio esagerare, tirando in ballo Gesù che a proposito del lessico diceva: “Ti ringrazio Padre, per avermi insegnato a esprimermi con il linguaggio degli umili e dato nella bocca parole fra le più semplici, facendo sì che esse non siano intese dai dotti e sapienti, ma solo da menti che godono della limpidezza dei bimbi.”
Basta così… non vorrei che, esaltato da queste mie considerazioni, tu ti montassi la testa, ti dichiarassi unto dal signore e cominciassi a camminare sull’acqua, danzando a tempo di rock.
Ti voglio dire un’altra cosa prima di chiudere. Quando per la prima volta, tanti anni fa, ho ascoltato questa tua canzone, mi sono detto:“Secondo me, Adriano l’ha pensata in dialetto.” Naturalmente quello milanese, un po’ “arioso” delle periferie.
Provaci un po’:
“’Sta chi l’è la storia de vün de nünch
nasciüt per sbài anca lü in via Gluck
in d’una casón fóra de porta…”

E si potrebbe cantare anche in napoletano, usando come base la tarantella di Rossini: “Già la luna è in mezzo u mare”. Ce l’hai in mente?
“Chista è a storia d’uno guaglione
Uno ‘me nùie nasciùto pur isso accà…”

In francese poi è una meraviglia, poteva cantarla anche Charles Aznavour:
“Voilà l’historie d’un ga’ comme nous
tombé par hazzard dans la banlieu…”

Non hai mai provato a cantarla in questa forma? Sono sicuro che avresti un gran successo. Provaci, Adriano: potresti finalmente sfondare!

Volume 3
Edizione Speciale Corriere della Sera in collaborazione con Clan Celentano
Direzione Editoriale
Claudia Mori e Luisa Sacchi
Categoria
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