Il Mondo di Adriano | Rockpolitik
52016
page-template-default,page,page-id-52016,qode-core-1.0.1,ajax_updown_fade,page_not_loaded,,capri child-child-ver-1.0.0,capri-ver-1.1, vertical_menu_with_scroll,smooth_scroll,blog_installed,wpb-js-composer js-comp-ver-4.5.3,vc_responsive

Un programma che ha battuto ogni record d’ascolto, occupato le pagine dei giornali per mesi, una storia di battaglie, suspense, colpi di scena. Un fenomeno mediatico che ha rotto l’incantesimo della Rai, prigioniera dei reality show e del “nulla” televisivo, epurata e censurata. Una storia esemplare per restituire il clima di un’epoca in cui la libertà di espressione è stata sospesa.” (M. Ciotta)

Celentano ha centrato tutti i suoi obiettivi: ha portato sul palco quelli che voleva portare (e quelli che non sono intervenuti aleggiavano lo stesso nell’aria della spettacolare scenografia), ha scatenato un polverone, ha dato una scossa alla tv italiana e, cosa che non guasta, ha fatto una media di share altissima.
Rockpolitik infatti ha chiuso i battenti superando ogni record.
Che il Molleggiato faccia da sempre ascolti impressionanti è cosa risaputa. Ma un trionfo di questo livello era difficile da prevedere. Le quattro trasmissioni hanno fatto registrare una media d’ascolto del 46,5%, il che vuol dire, sempre parlando di medie, oltre undici milioni di telespettatori sempre attaccati al teleschermo, e con picchi di oltre 15 milioni.
Un fatto senza precedenti.” (A.G.)

Rockpolitik è stato un grande evento mediatico non soltanto per il valore dell’artista o dei contenuti, ma anche per l’originalità del ritmo e del format e per la rottura con la normale produzione in onda sulle reti italiane. Un prodotto rivoluzionario dal punto di vista strettamente televisivo, perché ha messo in discussione regole non scritte, considerate, fino alla vigilia del suo avvento, punti fermi nella gestione del mezzo. Mai, prima del suo esperimento, uno show era stato costruito con le caratteristiche della fiction. Non si ricordano scenografie allestite in spazi talmente ampi da far andare lo sguardo in profondità, né riprese effettuate con piglio cinematografico.
Il set dove il cielo si rannuvolava o si illuminava, a seconda dei contenuti dello show, era il segno più vistoso di un altro linguaggio, eloquente prima e a prescindere dalle performance di attori, cantanti o epurati.
Luci, suoni, regia, scenografia, a metà strada tra cinema e teatro, già dicevano che, in quello spazio, non c’era posto per un salotto, per un varietà, per un comizio, per un politico. Per di più, all’interno di questo spazio quasi surreale, Celentano è stato in grado, con disinvoltura, di andare e venire su terreni facili e terreni difficili, sul pensiero colto e su quello alla portata di tutti. È riuscito a parlare di cose vere e proibite, come la censura, la guerra, l’ambiente, la legalità, la morale e i valori, alternandole, senza farcene accorgere, a temi più spiccioli e popolari, alla bellezza della musica dal vivo, alla leggerezza della buona satira.” (AG)